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MACELLAZIONE: IL DOLORE “LEGALE”

“Legale” non corrisponde a “giusto”, lo dimostrano le pratiche e procedure durante la macellazione

In che modo immagini un allevamento?
Visioni contrastanti suggeriscono scenari diversi. Animali liberi al pascolo, oppure rinchiusi in gabbie? Cuccioli con le proprie madri, oppure confinati in box all’aria aperta? Benessere animale, o pratiche atroci?
In qualsiasi visione c’è un elemento comune: l’animale è condotto alla morte, alla macellazione.
L’argomentazione deve quindi interrogarsi su come questo trapasso avvenga. Per legge, e rispettando il sentire comune, la morte degli animali deve avvenire causando loro il minor dolore possibile, giustificando quella dose di sofferenza necessaria. Le pratiche legali adottate hanno questo scopo: meno dolore possibile, ma pur sempre dolore, dolore legale.

Quindi, alla fine di tutto, la domanda sarà: qual è il tuo personale limite che ti permette di dire ‘questo è troppo?’

Cosa dice il Regolamento riguardo la macellazione

Lontani dagli occhi e spesso confinati in territori che sembrano non esistere, i macelli sono la fortezza di quotidiane pratiche di abbattimento, pratiche dolorose che seguono regolamenti precisi volti alla tutela dell’animale, in virtù di una protezione del consumatore. 

Il seguente elenco comprende i metodi di macellazione ritenuti “meno dolorosi per gli animali” secondo il Regolamento n.1099/2009 “relativo alla protezione degli animali durante l’abbattimento”, del 01 gennaio 2013. Non sono compresi i pesci, gli animali destinati a esperimenti scientifici, gli animali usati per eventi culturali o sportivi, e i volatili da cortile, i conigli e le lepri per consumo domestico.

Stordimento

macellazione
Foto di Engin Akyurt da Pixabay

Riconoscendo la macellazione come pratica dolorosa, la prima azione da svolgere è lo stordimento, un processo indotto intenzionalmente che provoca la perdita di coscienza e di sensibilità, e che può causare la morte. Prima di essere stordito, l’animale viene tenuto immobile per il minor tempo possibile, al fine di garantire la sicurezza degli operatori.

Lo stordimento avviene utilizzando dispositivi a proiettile captivo penetrante o non penetrante, oppure con un’arma a proiettile libero (i quali strumenti arrecano danni irreversibili o gravi al cervello). Altri metodi prevedono l’uso di dispositivi elettrici come l’elettronarcosi, l’applicazione di corrente alla testa o a tutto il corpo, per indurre la perdita di conoscenza o l’arresto cardiaco; oppure i bagni d’acqua. Quest’ultima è destinata solo ai volatili da cortile: l’animale, appeso per le zampe a una catena trasportatrice, viene immerso in un bacino d’acqua attraversato da corrente elettrica.

Lo stordimento può avvenire anche con l’esposizione al gas. L’operatore inserisce l’animale all’interno di fosse, gallerie, contenitori o edifici sigillati riempiti con il biossido di carbonio: in poche parole, delle camere a gas. L’esposizione può essere svolta in un’unica fase (ad alta concentrazione) o in due fasi (con l’aumento della concentrazione dopo la perdita di conoscenza dell’animale).

L’efficacia dello stordimento è data dalla valutazione dello stato di coscienza e sensibilità dell’animale: non devono esserci né movimenti volontari né emanazioni di emozioni positive e negative (quali paura e agitazione). Sono gli operatori stessi del macello ad analizzare i risultati della pratica su un campione rappresentativo. La frequenza dei controlli è stabilita tenendo conto sia dei risultati precedenti e sia di qualsiasi fattore che possa incidere sull’efficacia del processo stesso.

Per legge, è prevista anche la macellazione senza stordimento, sostituito da un taglio preciso della gola con un coltello affilato.

maiale
Foto di vporro da Pixabay

Macellazione

A seguito dello stordimento avvengono le varie fasi di macellazione che prevedono l’uccisione vera e propria dell’animale: dissanguamento, elettrocuzione e prolungata anossia.

Il dissanguamento viene avviato attraverso il taglio dei grandi vasi sanguini del collo o del petto con uno specifico coltello. La morte che ne consegue deve essere rapida e senza ristagno di sangue nei tessuti e negli organi (condizione indispensabile per la buona conservazione della carne).

L’elettrocuzione, una scarica elettrica sull’animale, e la prolungata anossia, cioè la mancanza di ossigeno sostituito da un gas, sono le stesse procedure iniziate in fase di stordimento ma che possono anche portare alla morte.

Altro metodo di abbattimento è la macerazione: lo schiacciamento istantaneo dell’intero animale, usato per pulcini maschi fino a 72 ore (non più legale in Italia), considerati dei veri e propri scarti dall’industria dell’uova.

Una pratica usata su volatili da cortile (fino a cinque chilogrammi di peso vivo) è la dislocazione cerebrale: distensione e torsione manuale o meccanica del collo. Provoca un’ischemia cerebrale ed è usata anche per lo stordimento a cui segue il dissanguamento.

Infine, l’abbattimento può avvenire con un colpo da percussione alla testa, un colpo deciso e preciso che provoca danni gravi al cervelletto. È una pratica riservata a piccoli animali quali suinetti, agnelli, capretti, conigli, lepri, animali da pelliccia e volatili da cortile fino a cinque chilogrammi.

Le ultime due procedure, però, devono essere usate solo come metodo di riserva allo stordimento, e per non più di settanta animali al giorno.

Protezione animale o umana?

Per far sì che tutte le procedure riguardo la tutela dell’animale, dei tecnici e del consumatore siano rispettati, gli operatori nominano il proprio responsabile. Questa figura si accerta del rispetto del Regolamento in ogni sua forma, dell’applicazione della normativa, e della conformità del macello.
Tuttavia, le attività del responsabile non sono richieste per i macelli di piccole dimensioni con vendita diretta al consumatore finale, o comunque, per chi macella meno di 1000 unità di bestiame e 150.000 volatili o conigli l’anno.

mucca
Foto di Amy Z da Pixabay

Governi e industrie della carne si preoccupano della protezione animale in quanto strettamente legata alle malattie di origine alimentare o alla possibilità di zoonosi. Il tanto osannato rispetto del benessere animale non è altro che la tutela del consumatore e dell’intera filiera, a discapito di vittime sacrificali: gli animali.

Se un giorno avessimo la possibilità di percepire “quel poco dolore necessario”, anche solo nell’istante dello stordimento, un breve istante come siamo disposti a credere, riusciremmo ancora a parlare di “protezione degli animali durante la macellazione”? Saremmo disposti a pagare il prezzo emotivo di quella sofferenza in cambio di un piatto di carne?

E ora, prova a rispondere:
questo è troppo per te?

Claudia Pomponi
Milano, 10/10/2022

Un pensiero su “MACELLAZIONE: IL DOLORE “LEGALE”

  • Christina MacLeod

    Il mio commento e’ uno solo: BASTA CARNE. Non ci sono giustificazioni per conti uare a massacrare milioni di Animali solo per soddisfare un gusto macabro, malato e spietato. Se fossero i bastardi umani ad essere macellai e divorati dagli Animali, tutti griderebbero all’orrore. I genitori che portano i figli negli agriturismo a passare la giornata con coniglietti e maialini hanno le palle per dirgli che quello che il giorno dopo mettono nei loro piatti era un coniglietto o un maialino come quelli con cui hanno giocato il giorno prima? Invece di liberarsi delle orribili abitudini insegnate dai loro genitori, nonni e bisno ni, continuano a portare avanti una tradizione da cannibali. Spero tanto che Dio esista, solo per punire questi miserabili.

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