ANIMALISPECIALISTI

REAGENTI E MATERIALI PER I LABORATORI

Quando per gli esperimenti in vitro si passa dalla morte degli animali.

Materiali e reagenti di origine animale e le vittime sconosciute della scienza

Pochi denunciano la sofferenza e la morte degli animali impiegati per la produzione di materiali e reagenti utilizzati di routine nei laboratori, anche per sostenere la sperimentazione in vitro, lo ha fatto LEAL in un interessante articolo.

Mentre si parla spesso della sofferenza degli animali sacrificati per la sperimentazione animale, pochi denunciano la sofferenza e la morte degli animali impiegati per la produzione di materiali e reagenti utilizzati di routine nei laboratori, anche per sostenere la sperimentazione in vitro. Ad esempio il siero bovino fetale (FBS, fetal bovine serum) è il supplemento più comunemente utilizzato nelle colture cellulari.

L’addizione di siero al terreno di coltura è fondamentale per l’apporto di fattori di crescita, ormoni, ecc. che inducono la sopravvivenza e la proliferazione delle cellule in coltura. È un prodotto secondario dell’industria della carne, ottenuto dal sangue che viene raccolto dal feto di bovine gravide durante il processo di macellazione, tramite un sistema chiuso di collettori che ne garantiscono la sterilità. Il sangue viene generalmente prelevato attraverso una puntura cardiaca, inserendo l’ago attraverso le costole della gabbia toracica: anche se le operazioni di raccolta del siero iniziano non prima dei 5 minuti dalla morte della madre non è possibile escludere che tali operazioni di raccolta siano causa di dolore e sofferenza nel feto.

Ogni anno vengono raccolti nel mondo circa 800.000 di litri di siero, che equivale ad impiegare circa 2 milioni di feti bovini. La domanda di siero continua a crescere, motivata dall’aumento delle colture in vitro, che paradossalmente dovrebbero sostituire i test sugli animali. Oltre al problema etico esistono anche dei problemi scientifici connessi all’uso del siero animale, tra i quali ad esempio, l’introduzione di componenti in quantità variabili e mal definite, la presenza di contaminanti e la variabilità tra lotti diversi, con conseguente impatto negativo sulla riproducibilità e la qualità degli esperimenti.

Anche per la produzione di anticorpi monoclonali, usati per svariati scopi che vanno da quelli diagnostici a quelli di ricerca a quelli terapeutici, vengono impiegati animali, tra cui anche cavalli, asini, capre,pecore e polli.

Soltanto in Europa, circa 1 milione di animali all’anno vengono sacrificati per produrre anticorpi. La produzione di anticorpi comporta grande sofferenza negli animali, che vengono sottoposti a ripetute inoculazioni e prelievi, fino al prelievo finale degli anticorpi che comporta il dissanguamento, oppure il prelievo della milza e quindi la morte dell’animale.

Fatto molto grave, per la produzione di anticorpi monoclonali, in alcuni casi si utilizza ancora l’obsoleto e cruento metodo dell’“ascite”, una tecnica che prevede la produzione ed il prelievo di anticorpi in vivo dal liquido che, dopo particolari procedure, si accumula nella cavità addominale degli animali, che diventano “fabbriche” viventi di anticorpi.

Metodi alternativi al siero bovino e per la produzione di anticorpi

La moderna biologia cellulare e la biochimica hanno permesso l’identificazione dei fattori di crescita del siero coinvolti nei processi in vivo e da diversi anni sono disponibili delle valide alternative al siero animale. I benefici (scientifici ed etici) della sostituzione del siero animale, con queste alternative, sono certamente rilevanti ed includono:

  1. Evitare la sofferenza agli animali;
  2. Condizioni di coltura in vitro chimicamente definite e controllate;
  3. Ridotta variabilità nella composizione dei terreni di coltura;
  4. Riduzione dei rischi di contaminazione (micoplasmi,virus, prioni, etc.);
  5. Standardizzazione dei protocolli, vista la natura quantificabile e riproducibile dei terreni di coltura non animali.

Per quanto riguarda gli anticorpi, esistono metodi alternativi che permettono di evitare l’utilizzo degli animali in tutte le fasi del processo, dalla loro generazione alla produzione. Ad esempio la tecnica del “phage display”, la modellazione in silicone e la produzione in vitro attraverso cellule di lievito o cellule umane ingegnerizzate. Nel 2020, l’EURL ECVAM (il centro europeo di riferimento per la convalida dei metodi alternativi alla sperimentazione animale) ha pubblicato una “Raccomandazione sugli anticorpi di origine non animale”, affermando che “esiste una grossa mole di prove, che dimostra che non ci sono svantaggi generali o sistematici per gli anticorpi di origine non animale per quanto riguarda proprietà come l’affinità, la stabilità/durata di conservazione e la specificità”.

La Raccomandazione conclude che gli animali non dovrebbero più essere usati per lo sviluppo e la produzione di anticorpi e che gli Stati membri dell’UE non dovrebbero più permettere queste procedure. La sostituzione di metodi non animali, nell’area della produzione di anticorpi, non è semplice e richiede alcuni adattamenti. Tuttavia ciò è possibile e potrebbe persino fornire prestazioni più elevate.

Manuela Cassotta, Biotecnologa, medical writer.

Siero fetale bovino

Il siero fetale bovino, che, per inciso, NON viene utilizzato per la produzione della carne coltivata, è un prodotto secondario dell’industria della carne, è ottenuto dal sangue raccolto presso macelli commerciali da bovini allevati per la produzione di carni destinate al consumo umano. Il primo stadio della produzione consiste nel prelievo del sangue dal feto.

Il sangue viene generalmente prelevato attraverso una puntura cardiaca, inserendo l’ago attraverso le costole della gabbia toracica: questo sistema minimizza il rischio di contaminazione del siero da parte di microorganismi ambientali o provenienti dal feto stesso. Il sangue viene così raccolto in un contenitore sterile e lasciato coagulare. Il coagulo viene quindi rimosso tramite centrifugazione: l’emoglobina residua in soluzione è la responsabile della colorazione gialla del siero.

Il secondo stadio della lavorazione prevede la filtrazione, in genere tramite filtro a membrana con pori di diametro 0,1µm. Se destinato al mercato, il siero fetale bovino è soggetto a stringenti controlli di qualità e viene accompagnato da un certificato di analisi che riporta, oltre ai dati sull’origine e sulla lavorazione del prodotto, informazioni riguardanti l’effetto sulla crescita cellulare, sulla presenza di microrganismi e sulla presenza di micoplasma, virus, endotossine, emoglobina, anticorpi e proteine totali.

Produzione globale e commercio

È stato stimato che il numero di feti bovini da cui viene prelevato il siero sia nell’ordine dei 2 milioni di unità annue. Ogni anno vengono così raccolti oltre 500.000 litri di siero, con un trend in netto aumento a causa dell’aumento di richiesta da parte delle industrie e allo sviluppo dei metodi in vitro.

Le maggiori compagnie che raccolgono il siero fanno parte della International Serum Industry Association (ISIA), associazione che assicura qualità e standard di produzione definiti.

LEAL PER L’ABOLIZIONE DELLA VIVISEZIONE – leal.it

Milano, 01/06/2022

Un pensiero su “REAGENTI E MATERIALI PER I LABORATORI

  • Leggendo questo articolo,sono rimasto sorpreso,disgustato e spero che tutto ,al più presto sia un brutto ricordo .

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *