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PAMPLONA : STOP ALLA CORSA DEI TORI

Il Covid-19 impedisce l’Encierro, a Pamplona. Ma le corride potrebbero ritornare

Pamplona: il chupinazo delle ore 8 che suole annunciare lo start delle festività di San Firmino, vedrà lo stop per il secondo anno di seguito. E stop quindi anche alla celeberrima “Corsa dei tori”, evento che, sebbene abbia radici in un lontano passato, comporta ogni volta uno spettacolo che miscela goliardia a crudeltà. Un becero appuntamento che attira migliaia di curiosi, di entusiasti followers della tradizione pronti ad ammassarsi in strade o su balconi, pur di essere spettatori – o persino partecipanti – di una manifestazione che poi dell’ascendenza atavica conserva ben poco.

La situazione pandemica ed il conseguente divieto di assembramento, ne impedisce l’attuarsi: e così, involontariamente, l’acerrimo nemico virale che ha assai sconvolto le esistenze di tutti negli ultimi tempi, va a risparmiare le vite dei tori, evitandone le sofferenze che, purtroppo nel luglio di ogni anno, si ripetono, allorché costretti a correre per le strade della nota cittadina della Navarra, in un percorso transennato e chiuso ad hoc (Encierro, appunto), raggiungono l’arena nella quale, poi, hanno luogo le corride.

Pamplona, la mala tradizione

Pamplona - corsa dei tori di San Firmino
San Firmino, corsa dei tori

E’ detto che l’Encierro abbia basi nel Medioevo, quando le fiere commerciali (che coincidevano in genere con festività molto in voga, quali quelle di San Giovanni, di San Pietro, di Santiago – che coprivano un arco temporale piuttosto ampio, andando dal 23 giugno al 25 luglio, tra cui rientravano anche i festeggiamenti di San Firmino), erano occasione di incontri tra pastori che, partendo con i loro tori dalle praterie della Navarra, giungevano nei pressi di Pamplona, dove poi avrebbero chiuso questi in recinti all’aperto, con il supporto di persone del posto, a piedi ed a cavallo. Nel tempo, la tradizionale camminata nella città, in direzione di plaza de toros – dove si sarebbero svolte le corride – mutò: dal camminare dietro ai tori, accortamente controllati, al camminarne avanti, lasciandosi letteralmente inseguire.

Ed è così che per ben 7 giorni – dal 7 al 14 luglio – alle 8 del mattino, viene liberato in aria il chupinazo (razzo), che dà il la all’apertura dei recinti – mentre un secondo ne indica l’uscita dei tori e dei buoi (questi ultimi con l’atroce compito di guidare i primi) che cominceranno la propria frenetica corsa dietro e tra migliaia di spericolati, abbigliati in bianco e rosso – e che, molto spesso, rimangono feriti od incornati.

Corsa che dura all’incirca quattro minuti e diretta verso un destino dove di entusiasmante e di avvincente non c’è davvero nulla: è una corsa verso la fine, giacché i tori saranno poi vittime delle corride, nel pomeriggio.

Sacrosante proteste

el encierro

Associazioni ed organizzazioni di leva internazionale, sono da sempre impegnate affinché questi orrori possano cessare: “Meno di un anno fa, con una nostra video-investigazione internazionale (realizzata dagli investigatori LAV in collaborazione con Animal Guardians e AVATMA Associazione del Veterinari per l’abolizione della Tauromachia e del maltrattamento animale) mostrammo immagini drammatiche, di maltrattamenti e uccisioni di tori. Vite stroncate nel nome di una tradizione violenta, che dovrebbe essere vietata definitivamente”, ha recentemente dichiarato la LAV.

Ad attestare l’atrocità di una barbarie velata da “costume locale”, le parole di chi la protesta l’ha vissuta in prima persona, a Pamplona: Monica, attivista della PETA, nel lontano 2017, raccontava al “Corriere” che “Gli agenti di viaggio promuovono l’evento annuale della Corsa dei Tori come un evento da aggiungere alla lista di cose da fare una volta nella vita. Ciò non viene detto ai turisti è che al termine di ogni giornata della Corsa, i tori sfiniti vengono condotti, uno ad uno, nell’arena per combattere fino alla morte – e sono sempre loro a rimetterci la vita.

Uomini a cavallo gli girano intorno in cerchi mentre li colpiscono ripetutamente con pugnali e arpioni (le cosiddette banderillas), finché gli animali non siano indeboliti e storditi per la perdita di sangue, e straziati dal dolore. I cavalli hanno gli occhi bendati e possono anche loro subire gravissime ferite se non riescono a evitare dei tori in corsa. Il matador (che in spagnolo significa “assassino”) entra nell’arena solo quando il toro è già vicino alla morte. L’animale torturato è spesso cosciente mentre le sue orecchie e coda vengono recise come “trofei”, dopodiché viene trascinato fuori dall’arena in catene”.

Futuro incerto, probabile ripresa dell’Encierro

La diffusione del Coronavirus ha dunque sbarrato la strada all’Encierro, rendendo, Pamplona città “Encierro free” per la seconda volta. Tuttavia, con il finire del lockdown, il timore della ripresa del business delle corride, fa sempre più capolino, sebbene il calo di interesse da parte degli spagnoli stessi: “Quello che accade dentro l’arena si rivela, dal punto di vista del benessere animale, molto grave. In più occasioni il matador colpisce il toro con l’estoque in maniera non corretta, generando agli animali gravissime e lente emorragie, visibili soprattutto dalla bocca.

Atroci sofferenze, dunque, per gli animali a causa del lentissimo soffocamento”, come viene riportato nel “Report. La Corrida in Spagna. Un’inchiesta internazionale”, a cura della LAV ed in collaborazione con le citate Animal Guardians, Asociación de Veterinarios Abolicionistas de la Tauromaquia y del Maltrato Animal (AVATMA) e La Tortura No es Cultura.

Le parole di chi ha protestato, coprendo il proprio corpo nudo di finto sangue, sono pungenti. Le parole di chi ha investigato, sono pungenti.

“Siamo come tori a Pamplona”, recita il ritornello di una nota canzone. Apparentemente liberi ma in realtà condannati. Non può esservi adrenalina laddove vi è sofferenza. La sofferenza non è mai spettacolo.

Per fortuna non tutte le città sono come Pamplona. Per conoscere le città cruelty free spagnole, clicca QUI. Mentre se vuoi fare un tour virtuale a Barcellona ecco QUI il link giusto.

Anna Chiara Favoloro

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