AMBIENTENEWS

COLTAN E SCHIAVITU’ NEI NOSTRI SMARTPHONE

FairPhone, l’alternativa etica senza sfruttamento e con meno danni all’ambiente

Vi siete mai chiesti quale sia il costo “reale” del dispositivo dal quale state leggendo questo articolo? Di che cosa è fatto uno smartphone o un laptop? Da dove arrivano i minerali, come il Coltan, usati per costruirlo?

Dietro la nostra fame e dipendenza da telefoni ultra tecnologici purtroppo esistono schiavi, anche bambini, costretti a lavorare fino a 12 ore al giorno in condizioni estreme, senza nessuna sicurezza. Ed insieme allo sfruttamento delle persone, la continua depauperazione del nostro pianeta.

Il Coltan e l’inferno dietro gli smartphone

Coltan è il nome del minerale, di cui è ricco il Congo indispensabile per i nostri amati cellulari. Un minerale così prezioso. Prezioso più della vita stessa delle persone che lo estraggono.

Gli schiavi “volontari” sono bambini e bambine analfabeti, uomini o donne che lavorano per  3-4 dollari  mossi ovviamente dalla disperazione per la immane mancanza di cibo in Congo, visto che i generi alimentari sono carissimi ed importati.

Viene utilizzato per ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione. Nei telefonini, per esempio, o nelle telecamere o nei computer portatili dove il problema più difficile da risolvere è quello della durata delle batterie.

Il Coltan è un minerale di superficie di cui è ricco la terra africana, dove si trovano infatti circa l’80% delle risorse mondiali.

Per l’estrazione vengono scavati profondi tunnel con vanghe per intere giornate. Nel frattempo, le donne e i bambini lavano a mano le pietre che trasporteranno poi sulle spalle nella giungla per decine di chilometri verso i cosiddetti “mediatori”.

Il signore della guerra di turno, rivende quindi il materiale al mercato Orientale, dove verrà suddiviso e adibito al processo di costruzione di smartphone, venduti ovunque nel mondo.

In questa industria dello sfruttamento e della morte sono coinvolte tutte le grandi aziende del settore elettronico, fra cui colossi come Apple, Microsoft e Tesla.

E, ovviamente, tutte le grandi potenze capitalistiche, in primis gli USA, l’Europa e la Cina. Tutte desiderose di mettere le mani sul Coltan, a qualsiasi prezzo.

L’impatto ambientale del coltan

La presenza di uranio nel Coltan rende in parte il materiale radioattivo,  l’estrazione selvaggia e la costruzione di miniere provocano ingenti danni oltre che alle popolazioni anche all’ambiente naturale del bacino del Congo.

L’estrazione di oro, ferro, coltan e molti altri impoverisce le comunità e uccide la biodiversità, ogni anno infatti qui vengono distrutti 700.000 ettari di foresta pluviale, per far posto a nuove miniere, strade, cantieri, infrastrutture.

Foto di Skitterphoto da Pixa

Altro aspetto inaccettabile è la caccia alle specie selvatiche  che sta provocando un progressivo impoverimento della fauna selvatica. Molti animali della foresta vengono cacciati per diventare cibo, trofei, merce di scambio.

Fairphone, l’alternativa più sostenibile

Cosa possiamo fare per non contribuire a tale orribile realtà?

Per evitare lo sfruttamento di schiavi nell’estrazione del Coltan ciò che possiamo fare è porre una maggiore attenzione per i dispositivi che usiamo tutti i giorni, al valore del riciclo e del riutilizzo quando questi apparecchi arrivano a fine vita.

E non solo, da qualche anno è possibile acquistare i cellulari da aziende che non usano questi minerali ed assemblano i telefoni in fabbriche a norma.

smartphone
Foto di Goumbik da Pixabay

Questo è quello che fa FairPhone, una piccola azienda nata nei Paesi Bassi nel 2013 con lo scopo di realizzare un telefono di alta qualità e moderno, senza però sfruttare persone o inquinare l’ambiente. Realizzando così un telefono “equo e solidale” con minerali che provengono da miniere congolesi non controllate dai signori della guerra ed i prodotti sono assemblati da lavoratori a cui sono garantiti diritti sindacali così da evitare  il boicottaggio dell’economia congolese e la schiavitù della manodopera.

L’azienda per fare ciò, oltre ad assicurarsi che l’estrazione dei minerali acquistati sia a norma, usa alcuni pezzi di vecchi telefoni usati.

Oggi più che mai è possibile fare la propria parte nelle scelte quotidiane, nella consapevolezza di ciò che utilizziamo senza farsi solo accecare della pericolosa fame di consumismo che pesa sulle spalle di “vittime” e sul pianeta, non perdiamone l’occasione.

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Iaia Mingione

Milano, 08/07/2021

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