PODCASTSPECIALISTI

PAROLE ETICHE RITROVATE

Parole Etiche Ritrovate – Testi di insospettati autori animalisti a cura di Giannella Biddau con la partecipazione di Massimo Wertmüller.

Giannella è insegnante, dottore di ricerca in Lingue, Letterature e Culture dell’età moderna e contemporanea e da tempo si occupa di veganismo e sensibilizzazione al rispetto degli animali in diversi contesti.

Massimo Wertmüller è un attore e doppiatore italiano di cinema e teatro che si presta anche nell’ambito radiofonico e televisivo sia come interprete che come autore.

La Rubrica

Parole Etiche Ritrovate è un’iniziativa pensata da Giannella con lo scopo di far emergere il pensiero di personaggi famosi e stimolare l’urgente riflessione sulla condizione dei nostri fratelli animali.

Il progetto è articolato in due fasi principali: un primo momento dedicato alla ricerca da parte di Giannella di estratti di opere ancora poco conosciute di filosofi, letterati, teologi, ecc., la seconda fase dedicata invece alla lettura espressiva dei brani a cura di Massimo Wertmüller che, con la sua voce calda ed intensa, regala ai brani l’anima che meritano per la profondità dei concetti che vogliono trasmettere.

PAROLE ETICHE RITROVATE – LA PRESENTAZIONE

Note: La rubrica è composta da più puntate, ad ogni puntata che va in onda, viene automaticamente aggiornato questo articolo inserendo in alto, dopo la presentazione, la puntata più recente.

reclus on vegetarianism

Elisée Reclus

In questa puntata proponiamo un brano tratto da un saggio di Elisée Reclus, geografo anarchico vegetariano nato in Francia nel 1830.

Nel saggio, intitolato On Vegetarianism, apparso nel 1901 sia in inglese che in francese, Reclus ricorda la violenza di cui era stato testimone già in giovane età nei macelli delle zone rurali. Inoltre, spiega che le umiliazioni subite dagli animali negli allevamenti, il non riconoscerli soggetti morali e l’alimentazione carnea inducono chi si definisce “portatore di civiltà” a commettere atrocità sia nei confronti degli animali che delle persone.

Reclus sostiene infatti che l’uccisione di un animale rende facile l’uccisione di un individuo umano e sottolinea che gli orrori delle guerre sono correlati ai massacri del bestiame e ai banchetti a base di carne: “Il sangue richiede sangue”, afferma.

The Meat Fetish. Two Essays on Vegetarianism, A. C. Fifield, Londra, 1905, pp. 23-25, – Ttrad. estratto a cura di Giannella Biddau.
Dostoevskij

Fëdor Dostoevskij

Affrontiamo in questa puntata un grande della letteratura, infatti il brano di oggi è tratto da I fratelli Karamazov, di Fëdor Dostoevskij, considerato uno dei più grandi autori al mondo.

Ne I fratelli Karamazov sono molteplici i riferimenti agli animali. La visione che l’autore ha di loro è celeste: Dio è con gli animali.

Nell’opera si promuove una spiritualizzazione degli animali, creature senza peccato, al contrario dell’uomo, che vive in una dimensione dicotomica tra il bene e il male, quindi, da una parte è capace di elevarsi verso gli ideali del bene ma dall’altra precipita negli abissi del male.

Nel brano, tratto dal libro VI, sentiremo il dialogo tra il mistico Zosima e un giovane amante del bosco. Zosima racconta dell’incontro tra un orso e un santo in una foresta. Il santo a cui Dostoevskij si riferisce è Serafino di Sarov, monaco cristiano e mistico russo vissuto tra il 1700 e il 1800 e tra i più importanti della Chiesa ortodossa. San Serafino spesso è raffigurato con un orso; si narra infatti che si avvicinasse agli animali del bosco, in particolare agli orsi, e ci parlasse e loro non avessero alcun timore di lui.

Da I fratelli Karamazov (libro VI, II, b), di Fëdor Dostoevskij, Feltrinelli, Milano 2014, pp. 407-408.

Joseph Ritson

Questo appuntamento è dedicato al pensiero di Joseph Ritson, antiquario inglese vissuto nel Diciottesimo Secolo.

Ritson fu un noto sostenitore del vegetarianismo e un attivista per i diritti degli animali ed è famoso ancora oggi per aver curato la prima raccolta accademica delle ballate di Robin Hood. Il brano, tratto dal saggio intitolato An Essay on Abstinence from Animal Food as a Moral Duty, pubblicato nel 1803,è molto ricco di rimandi a personaggi di spicco come il naturalista ed enciclopedista William Smellie e il filosofo Porfirio, che vengono citati per avvalorare le tesi a favore dell’alimentazione vegetale.

Ritson impernia il suo discorso sulla corruzione morale come principale effetto della dieta carnea e spiega che la dieta vegetale, al contrario, in particolare quella frugivora, permettere all’uomo di rimanere in una condizione di innocenza e felicità, che altro non è che lo “stato di natura” teorizzato da Rousseau.

Joseph Ritson, An Essay on Abstinence from Animal Food as a Moral Duty, R. Phillips, Londra, 1802, pp. 87-88 [trad. estratto a cura di Giannella Biddau].

Mark Twain

In questa puntata vogliamo proporvi l’estratto di una lettera di Mark Twain (1835-1910), scrittore, umorista e docente statunitense che sostenne i diritti degli animali, delle donne e delle minoranze.

Il pezzo è tratto dal libro intitolato Mark Twain’s Book of Animals, una raccolta di storie e scritti di vario genere dedicati agli animali e composti nell’arco di cinquant’anni.

Twain fu un fervente difensore degli animali e si oppose fermamente alla vivisezione.

Tra i racconti più toccanti inclusi nella raccolta si ricordano A Dog’s Tale, una storia raccontata dal punto di vista di Aileen, un cane costretto a subire la crudeltà dell’uomo, e A Horse’s Tale, in cui l’autore condanna la corrida.

Nella lettera, scritta il 26 maggio del 1899 e indirizzata a Sidney Trist, segretario della Anti-Vivisection Society di Londra, Twain espresse con chiarezza e arguzia argomentativa un’aspra critica nei confronti della pratica della vivisezione.

Mark Twain, Mark Twain’s Book of Animals, a cura di Shelley Fisher Fishkin, University of California Press, 2010, p. 139 (trad. estratto G. Biddau).

Inno orfico alla natura

La puntata di oggi è dedicata all’inno orfico alla Natura. Gli inni orfici sono una raccolta di 87 preghiere pagane risalenti al I o II secolo dopo Cristo. Ogni inno è dedicato a una differente divinità ed è accompagnato da un profumo.

L’orfismo è un movimento religioso misterico fondato da un’associazione di devoti di Dionisio in Grecia all’incirca nel VI secolo a. C. Il nome di questo movimento religioso deriva da Orfeo, che era un sacerdote del culto di Dionisio.

Nella religione orfica Dionisio rimane sempre una figura centrale ma, al contrario del dionisismo, che praticava il sacrificio animale cruento e adottò un’alimentazione carnea, le preghiere erano abbinate a profumi della natura e si scelse una dieta vegetale; questo perché né i sacrifici animali né la carne erano graditi alla dea Persefone, poiché le ricordavano un doloroso evento.

La tradizione orfica racconta infatti che Dionisio, che era uno dei figli di Persefone, ancora bambino fu catturato, arrostito e divorato dai Titani. Solamente il suo cuore non fu mangiato, grazie all’intervento di Atena. Pertanto, Zeus per punire i Titani li folgorò e, in seguito, dalle loro ceneri ebbe origine il genere umano.

Un altro motivo per cui i sacrifici animali e la dieta carnea erano vietati nella religione orfica era la credenza nella metempsicosi, la trasmigrazione delle anime. Alcuni orfici famosi o personaggi che si ispirarono all’orfismo furono Platone, Socrate,Ovidio, Eraclito ed Empedocle, anch’essi vegetariani.

L’orfismo influenzò il neopitagorismo e il neoplatonismo e fu riscoperto in epoca rinascimentale da filosofi come Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, i quali ne apprezzarono molto gli Inni.

Gabriella Ricciardelli (a cura di), Inni orfici, Fondazione Lorenzo Valla/Mondadori, Milano 2000, pp. 33-35.

Juan Ramón Jiménez

Il brano di oggi è tratto da Platero e io, un’opera elegiaca di Juan Ramón Jiménez, poeta spagnolo insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1956.

Nel libro Jiménez presenta Platero, il suo amico asinello, e racconta la loro profonda amicizia e il loro rapporto simmetrico.

Grazie all’asinello il poeta esplora il mondo della natura per conoscere l’uomo e anche sé stesso.

Platero è il personaggio principale del libro, viene descritto nella quotidianità con raffinato lirismo; è dolce e rassicurante e, come scrive Carlo Bo nella Prefazione all’edizione della Passigli, agisce da educatore e mediatore tra esseri viventi, animali o umani; tra le righe dell’opera si coglie la saggezza di questa creatura color argento e l’elevazione che origina dalla sua umiltà.

Juan Ramón Jiménez, Platero e io, Passigli, Firenze 1998, pp. 19-20.

Jean-Antoine Gleïzès

La puntata di oggi è dedicata a Jean-Antoine Gleïzès. Jean-Antoine Gleïzès fu filosofo, scrittore e precursore del vegetarianismo in Francia e, come abbiamo visto in una precedente puntata, a lui si ispirò anche Richard Wagner. Il brano che leggerà Massimo Wertmüller è tratto da Thalysie, l’opera magna di Gleïzès, in cui il lettore viene istruito sulle più importanti questioni concernenti la salute e la felicità dell’essere umano.

https://en.wikipedia.org/wiki/Jean-Antoine_Gleizes
Jean-Antoine Glaizes

Gleïzès fu descritto come il più grande filosofo vegetariano che visse a cavallo tra il 1700 e il 1800 e fu considerato un grande intellettuale anche per la raffinatezza del suo pensiero. Oggi, tuttavia, è pressoché dimenticato o viene menzionato in pochi scritti. I temi centrali inerenti al vegetarianismo ed esposti in Thalysie sono il rapporto tra umanità e natura, tra corpo e mente, autenticità e artificialità, alimentazione vegetale e rinnovamento della società, e poi alienazione dell’uomo dalla natura e non ultimo il diritto alla vita degli animali che deve essere pari a quello dell’uomo. Nell’opera l’autore sottolinea inoltre che la violenza e il despotismo emersi durante la Rivoluzione Francese erano dovuti all’alimentazione carnea. Nel brano che sentiremo oggi il filosofo spiega perché l’uomo non è carnivoro, e lo spiega in maniera chiara e lapidaria, servendosi anche del richiamo alla leggenda e alla mitologia.


Jean-Antoine Gleïzès,
THALYSIE, OU LA NOUVELLE EXISTANCE , tome premier, L. Desessart, Libraire
Éditeur, Parigi 1840, pp. 37-39.
[Trad. estratto G. Biddau].

Richard Wagner

in questa puntata ascolteremo l’estratto di una lettera di Richard Wagner, vegetariano e figura chiave nel panorama musicale del Romanticismo tedesco.

Il pezzo che leggerà Massimo Wertmüller è contenuto nell’opera intitolata Richard Wagner an Mathilde Wesendonk: Tagebuchblätter und Briefe, 1853-1871 (Richard Wagner a Mathilde Wesendonk: Diario e lettere dal 1853 al 1871).

Parole etiche ritrovate - Wagner
Richard Wagner

Il volume raccoglie pagine di diario del compositore e lettere che Wagner e Mathilde Wesendonk si scambiarono dal 1853 al 1871. Mathilde Wesendonk era una poetessa tedesca, amica, protettrice e amata di Wagner. Tra le tante epistole indirizzate alla donna, Wagner ne scrisse una durante una permanenza a Venezia, il primo ottobre 1858, in cui esternò una lunga riflessione sul concetto di Mitleid, compassione, che era anche uno dei temi precipui della sua arte.

Wagner, infatti, considerava la compassione uno strumento di redenzione dell’uomo e il fondamento della moralità e, come sentiremo, la estendeva anche agli animali. Il discorso del legame tra compassione per gli animali e moralità è presente anche nella filosofia di Schopenhauer, il quale influenzò molto il pensiero wagneriano. Un altro scrittore e filosofo da cui Wagner trasse ispirazione fu Jean-Antoine Gleïzès, precursore del vegetarianismo in Francia e animalista.

Massimo Wertmüller – RICHARD WAGNER
Da Richard Wagner an Mathilde Wesendonk: Tagebuchblätter und Briefe, 1853-1871,
Alexander Duncker, Berlino, 1904, pp. 49-51 [trad. estratto a cura di Giannella Biddau]

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Plutarco

parole etiche ritrovate - plutarco

Oggi proponiamo un brano di Plutarco tratto dal Περι Σaρκoφaγιaσ, tradotto in latino con il titolo De esu carnium e in italiano Sul mangiar carne. Plutarco, biografo, scrittore e filosofo vegetariano dell’Antica Grecia, nacque probabilmente verso il 45 d. C., a Cheronea, una piccola città della Beozia, e studiò ad Atene, approfondendo soprattutto il pensiero di Aristotele, Epicuro, Pitagora, gli Stoici, le principali religioni mediterranee e in particolar modo Platone.

Gino Ditadi, nell’introduzione all’edizione di AgireOra, scrive: “Il suo maestro Ammonio gli fece amare Platone e lo preparò ad una vasta cultura filosofica e religiosa, ricca di umanità e di dolcezza, aperta ad ogni fonte di vita”.

Il Περι Σaρκoφaγιaσ è un trattato in cui il filosofo greco argomenta a favore dell’alimentazione vegetale in quanto espressione di un comportamento etico nei confronti degli animali. Da quest’opera trasse ispirazione anche Franco Battiato per la canzone intitolata Sarcofagia.

Massimo Wertmüller – PLUTARCO
Plutarco, Sul Mangiar Carne a cura di Gino Ditadi, AgireOra Ed., Torino 2016, pp. 71-73.

Isadora Duncan

Oggi proporremo una lettura su Isadora Duncan, danzatrice e intellettuale statunitense.

Parole Ertiche Isadora Duncan

Isadora Duncan nacque a San Francisco nel 1877. Rivoluzionaria e anticonvenzionale, fu una figura chiave nella storia della cultura e della danza occidentale del XX secolo. Isadora sosteneva che la danza era un flusso di movimenti spontanei e che doveva rifarsi al ritmo della natura.

Nei suoi spettacoli si esibiva scalza, con i capelli sciolti e coperta di veli, e cercava di riprodurre il movimento delle onde simboleggiante l’energia della natura che si rigenera continuamente.

L’estratto che ci leggerà oggi Massimo Wertmüller è contenuto nell’autobiografia della Duncan intitolata La mia vita. Nel brano la danzatrice esterna il proprio pensiero animalista riallacciandosi a quello di George Bernhard Shaw sul mangiare carne e sulla guerra e racconta che le bambine della scuola di danza che aveva fondato a Berlino (e probabilmente pure quelle della sua scuola di Parigi) erano tutte vegetariane.

È degno di menzione il fatto che la maggior parte delle allieve accolte in queste scuole provenivano da situazioni familiari ed economiche disagiate e le prime sei furono adottate dalla stessa Duncan.

Inoltre, tra i suoi amori più intensi ci fu Sergéj Esénin, appartenente al gruppo dei poeti russi detti “contadini” per via del loro amore verso la campagna e la vita nei campi. Anche Esénin provava un forte sentimento di pietà ed empatia per gli animali – come emerge soprattutto dai componimenti La mucca e La ballata della cagna.

Isadora Duncan morì tragicamente a Nizza nel 1927.

Massimo Wertmüller – ISADORA DUNCAN
Tratto da “La mia vita”, Ed. Savelli, Roma, 1980, cap. 28, p. 270
Ristampa anastatica dell’edizione Poligono, Milano, 1948

Anna Alcott

Parole etiche ritrovate Anna Alcott
ANNA ALCOTT
https://alchetron.com/Anna-Alcott-Pratt

Nell’appuntamento di oggi vi proponiamo una pagina di diario di Anna Alcott. Anna Alcott (Filadelfia18311893) era la sorella di Louisa May Alcott (autrice del celeberrimo romanzo Piccole donne) e la figlia del filosofo americano trascendentalista Bronson Alcott, amico di Ralph Waldo Emerson e Henry David Thoreau, tutti vegetariani (precisamente vegani ante-litteram) ed esponenti della stessa corrente ecofilosofica.

Massimo Wertmüller ci leggerà oggi un testo che Anna compose in un luogo chiamato Fruitlands, l’8 giugno del 1843, all’età di 12 anni, contenuto nella raccolta di scritti di famiglia intitolata Bronson Alcott’s Fruitlands, curata da Clara Endicott Sears e pubblicata nel 1925.

Fruitlands era una comunità fondata nel 1843 a Harvard da Bronson Alcott, la moglie Abigail e le quattro figlie Anna, Louisa, Lizzie e May, il trascendentalista Charles Lane e qualche altro loro conoscente, per dimostrare che era possibile vivere in maniera etica, senza nutrirsi di alcun alimento di origine animale e senza l’utilizzo di animali come forza lavoro.

Per conservare la storia di questa esperienza la fattoria originaria e gli edifici attigui furono trasformati nel 1914 da Clara Endicott Sears in un museo, il Fruitlands Museum.


Massimo Wertmüller – ANNA ALCOTT
Tratto da Bronson Alcott’s Fruitlands, a cura di Clara Endicott Sears, Houghton Mifflin Company, Boston/New York, 1925, pp. 88-89.

Olga Tokarczuk

Olga Tokarczuk

Oggi ascolteremo un brano tratto dal romanzo intitolato Guida il tuo carro sulle ossa dei morti, di Olga Tokarczuk, scrittrice e poetessa polacca, vegetariana e femminista, insignita di diversi premi letterari tra cui il premio Nobel per la letteratura nel 2018. Il romanzo è un thriller, pubblicato nel 2009, in cui vengono narrate le vicende di Janina, un’anziana insegnante di inglese amante degli animali e dell’astrologia, anch’essa vegetariana.

Janina abita in una casa in un bosco e trascorre il tempo traducendo le poesie di William Blake e cercando di contrastare i cacciatori e i bracconieri sabotando le loro battute di caccia. Inoltre, per arrotondare lo stipendio, in inverno custodisce alcune case di vacanza nei paraggi della propria abitazione.

La trama dell’opera ruota intorno a delle misteriose morti: nella zona infatti vengono trovati, uno dopo l’altro, alcuni cadaveri di bracconieri. La protagonista sostiene che si tratti di omicidi compiuti dagli animali selvatici, che si sono voluti vendicare delle malefatte dell’uomo.

Nell’estratto che ci leggerà oggi Massimo Wertmüller sono contenute le riflessioni che Janina esterna in una stazione di polizia dove si reca per denunciare l’uccisione di un cinghiale per mano dei cacciatori.

Massimo Wertmüller – OLGA TOKARCZUK
Olga Tokarczuk, Guida il tuo carro sulle ossa dei morti, Bombiani Firenze – Milano, pp. 105-106
trad. it. Prowadź swój pług przez kości umarłych, Wydawnictwo Literackie, Kraków 2009).
Dal libro è stato tratto il film Pokot – il cui titolo in inglese è Spoor –  della regista polacca Agnieszka Holland.

Edgar Kupfer-Koberwitz

Amiche e amici di RadioVegit, in questa puntata ascolteremo un brano tratto dalla raccolta di lettere intitolata Die Tierbrüder (I fratelli animali), di Edgar Kupfer-Koberwitz, scrittore tedesco di origine ebraica, vegano, nato nel 1906, e superstite del campo di concentramento di Dachau. Nel 1934 Kupfer-Koberwitz dovette scappare dalla Germania per rifugiarsi a Parigi; tre anni dopo si trasferì ad Ischia, dove fu denunciato per essersi espresso in maniera sprezzante contro il regime fascista e, pertanto, fu fatto salire su un treno diretto a Dachau. Durante la prigionia poté lavorare come impiegato nei magazzini del campo e lì, con carta e resti di matite rubate, scrisse di nascosto delle lettere ad un amico e un diario – che sotterrò affinché non venissero trovati e che andò a riprendere soltanto dopo che nel ’45 fu liberato dagli americani.

Dopo la guerra visse un anno in Germania, poi cominciò a spostarsi e rimase qualche anno in Svizzera, sette anni negli Stati Uniti e dal ’60 all’89 in Sardegna. Trascorse gli ultimi anni di vita in Germania, dove si spense all’età di ottantacinque anni in una casa di riposo antroposofica.

Nelle lettere, pubblicate per la prima volta nel ’47, sosteneva che occorre adottare un comportamento etico nei confronti degli animali e porre fine all’intollerabile barbarie a cui sono sottoposti. Inoltre, dichiarava di empatizzare con loro anche perché egli aveva subito la stessa violenza e aveva esperito lo stesso dolore. Il contenuto di queste epistole è così toccante che persino Bernd Höcker, l’editore di una delle ristampe del libro, dopo averle lette è diventato vegetariano.

E adesso vi lascio con Massimo Wertmüller che ci leggerà un estratto di una di queste lettere in cui l’autore racconta perché decise di scegliere l’alimentazione vegetale. Buon ascolto!

Massimo Wertmüller – EDGAR KUPFER-KOBERWITZ
Edgar Kupfer-Koberwitz, da Die Tierbrüder.
Eine Betrachtung zum ethischen Leben, , Höcker Verlag, Hamburg 2010, pp. 5-10.

Guido Ceronetti

Il brano oggetto di questa puntata è di Guido Ceronetti, intellettuale italiano nato a Torino nel 1927 e scomparso due anni fa in Toscana.
Il testo che proponiamo è tratto dalla raccolta “La carta è stanca: la scelta”, in cui è contenuta una rosa di articoli che l’autore scrisse per diversi giornali e riviste. Negli articoli, rielaborati da Ceronetti appositamente per la raccolta, vengono affrontati diversi temi tra i quali anche l’alimentazione vegetale, a cui è dedicato un intero capitolo intitolato “I vegetariani”.


In questo capitolo Ceronetti discute di come la scelta vegetariana sia spesso ostacolata dalla società, che idolatra la carne e considera gli animali macchine, esattamente come Cartesio. Ceronetti, inoltre, sostiene anche che il vegetarianismo occidentale debba essere vissuto come una dimensione morale e debba concentrarsi su principi filosofici. Infine, l’autore sottolinea come questa scelta sia osteggiata anche dalla medicina, e come la nostra società, invece di ergersi su fondamenti etici, esalti la legge della sopraffazione dell’uomo su tutto e tutti, in particolare sugli animali, costretti a nascere, vivere e morire in una prigione eterna.

Vi auguro buon ascolto con Massimo Wertmüller

Massimo Wertmüller – GUIDO CERONETTI
Guido Ceronetti, da “La carta è stanca: la scelta”, Adelphi 2000, pp.68-69

Romain Rolland

Oggi vi proponiamo un brano tratto dal romanzo ciclico “Jean Christoph” di Romain Rolland, scrittore, drammaturgo e musicologo francese, vegetariano e pacifista, insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1915, nato nel 1866 e scomparso nel 1944.

“Jean-Christophe” è un’opera, a tratti autobiografica e in parte ispirata a Beethoven, che racconta la vita e la carriera di un compositore e musicista. L’uomo, turbato dalla crudeltà dell’esistenza, si ritira in Svizzera, in un villaggio di montagna, dove vive in solitudine e riflette anche sulla condizione degli animali. Le considerazioni del personaggio sul tema, in realtà, coincidono con quelle dello scrittore.

Massimo Wertmüller – ROMAIN ROLLAND
Tratto da “Jean-Christophe. La Fin du Voyage. Le Buisson Ardent”, Tome II, Paul Ollendorff Editeur, Paris, 1911, pp. 308-310.Massimo Wertmüller – ROMAIN ROLLAND

Anna Maria Ortese

Anna Maria Ortese
Foto artevarese.com

Tuffiamoci nel cuore della rubrica e partiamo con l’ascoltare un brano tratto dallo scritto “Io credo in questo”, facente parte della raccolta “Le Piccole Persone”, di Anna Maria Ortese, scrittrice italiana vegetariana scomparsa nel 1998.

Nella prima parte del testo, l’autrice espone le proprie tesi sull’atteggiamento di superiorità dell’uomo nei confronti dei più deboli e della Terra, e spiega come questi pretenda quiete e benessere esclusivamente per sé stesso e sia convinto di essere il signore del pianeta. L’uomo, racconta la Ortese, non si rende conto che al cospetto dell’Universo e delle sue “segretissime leggi” egli non esiste, o esiste soltanto di fronte ai più deboli, animali e piante, e alla Terra, prevalentemente come “forza distruttiva”.
La scrittrice elenca così una serie di nefandezze compiute dagli esseri umani, includendo anche quelle perpetrate ai danni degli animali.

Buon ascolto con la voce di Massimo Wertmüller!

Massimo Wertmüller – A.M. ORTESE
Anna Maria Ortese, tratto da “Le Piccole Persone”, a cura di Angela Borghesi, Adelphi, Milano 2016, pp. 34-35. 

Milano, 09/10/2023

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