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CARNE COLTIVATA: LEGGE ITALIANA INAPPLICABILE?

La legge italiana che vieta produzione e immissione sul mercato della carne coltivata potrebbe essere dichiarata inapplicabile. Articolo A. Tedeschi

Un articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano, rimbalzata anche su tutti i media di informazione e in rete, riporta la notizia che la legge italiana, tanto osannata dai cultori della “tradizione culinaria italiana”, che vieta produzione e immissione sul mercato della carne coltivata potrebbe essere dichiarata inapplicabile.

Stop per questione procedurale

La Commissione europea chiude anticipatamente la procedura TRIS, prevista quando vengono approvate norme che ostacolano la libera circolazione delle merci in ambito comunitario (come nel caso della carne coltivata), per via di un errore procedurale.

Il testo relativo al divieto di produzione e immissione sul mercato della carne coltivata è stato infatti adottato dall’Italia prima della fine del periodo di sospensione.

I fatti

Il Governo Meloni aveva notificato alla Commissione europea la legge sul divieto di produzione e immissione in commercio della carne coltivata.

Ma il ministro Lollobrigida aveva chiesto il ritiro della notifica per un approfondimento delle tematiche oggetto del ddl.

L’approvazione del ddl è arrivata il 1° dicembre 2023. La Commissione europea ha pertanto potuto esaminare il testo solo in seguito alla sua approvazione.

Cosa sarebbe dovuto avvenire invece?

La Commissione e gli altri Stati membri avrebbero dovuto avere 3 mesi di tempo per esaminare la norma senza che questa venisse adottata e presentare un parere circostanziato all’Italia.

Alcune reazioni

Secondo l’Associazione Luca Coscioni la decisione dell’Italia si può spiegare solo come un “tentativo di evitare che la Commissione si esprimesse nel merito di un provvedimento che avrebbe bocciato in quanto manifestamente contrario al diritto Ue”.

“Il provvedimento vieta illegittimamente un prodotto prima ancora che l’autorità europea competente per la sicurezza alimentare (EFSA) si sia espressa nel merito” spiegano le giuriste Vitalba Azzollini e Giulia Perrone e il responsabile della campagna sulla carne coltivata per l’associazione, Lorenzo Mineo

Claudio Pomo, responsabile sviluppo di Essere Animali, ha dichiarato che “il Governo era consapevole dell’inapplicabilità della legge ma ha voluto comunque giocare a nascondino, ritirando la nota per paura di una bocciatura ed esponendoci al rischio di una procedura di infrazione da parte della Commissione. Questo divieto è inutile per diversi motivi ma soprattutto perché, una volta ricevuto l’ok per il commercio in Europa, l’Italia non potrà in nessun modo vietare l’importazione e la vendita di carne coltivata”.

Il ministro Lollobrigida

Secondo il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida invece, la chiusura della procedura “Comporta che sia stata definitivamente accertata, da parte della Commissione europea, la compatibilità della legge con i principi del diritto dell’Ue in tema di mercato interno. Diversamente la Commissione avrebbe proceduto con un parere circostanziato, a prescindere dalle modalità di notifica”. Secondo il Ministro “non ci sarà pertanto nessuna procedura di infrazione, né richiesta all’Italia di abrogare la legge”.

La vicenda è dunque tutt’altro che chiara e le opinioni sono spesso contrastanti e portano a conclusioni opposte, non resta pertanto che seguire gli sviluppi della vicenda ed aspettare le decisioni definitive.

Nel frattempo ricordiamo che la legge che prevede il divieto di produzione e vendita della carne coltivata stabilisce anche restrizioni sulle denominazioni delle alternative vegetali alla carne.

La produzione di carne coltivata è stato uno dei punti cardini della ICE ETSA – End The Slaughter Age.

Alessandra Tedeschi

Milano, 05/02/2024 – GC

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