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FORESTE BOREALI, DISBOSCAMENTO DISASTROSO E CAMBIAMENTI CLIMATICI

Russia verso il decino della biodiversità:  saccheggio a danno di milioni di ettari negli ultimi due decenni

Foreste boreali sotto osservazione, infatti si parla spesso di ciò che succede nelle foreste tropicali, ma non abbastanza di ciò che accade in quelle boreali. Realtà che stanno soffrendo a causa di un incredibile “saccheggio”, come dimostra uno studio condotto da Roberto Cazzolla Gatti, professore associato presso l’Istituto di Biologia dell’Università statale di Tomsk in Russia.

Taiga, prezioso deposito naturale di carbonio in pericolo

Il Lago Baikal

In Russia, la Taiga preserva la biodiversità, immagazzina carbonio ed è abitata da popolazioni indigene. L’ecosistema boreale infatti circonda le alte latitudini del pianeta ed è un importante deposito naturale di carbonio, impedendo in tal modo la corsa al cambiamento climatico.

Quando il clima globale cambia, infatti, si verificano migrazioni climatiche che interessano sia le popolazioni affette da siccità, carestie e alluvioni, sia le piante e gli animali.

Negli ultimi anni, vaste aree di foreste boreali russe sono state danneggiate da diversi fattori, principalmente da disboscamento e incendi, ed è stato dimostrato che oltre l’87% degli incendi nella Russia boreale sono appiccati dall’uomo.

Caso emblematico: Il Lago Baikal, Patrimonio dell’Umanità, che ha subito una sorprendente perdita di foreste di 485 mila ettari, di cui solo il 21% potrebbe essere attribuito al fuoco.

Cause scellerate

Ciò ha portato a una significativa perdita di vegetazione naturale anche nelle aree protette. Grazie alla ricerca sono stati in grado di valutare il potenziale danno causato principalmente dal disboscamento, illegale o ai limiti della legalità, anche in aree rigorosamente protette. L’analisi ha  mostrato che, delle 201 aree naturali in Russia, 135 hanno subito la perdita di alberi tra il 2001 e il 2018. In 34 di esse, la perdita è stata superiore a 10.000 ettari.

Dallo studio del prof. Cazzolla Gatti appare chiaro che la scomparsa di milioni di ettari di vegetazione russa potrebbe aver contribuito in modo significativo al cambiamento climatico e al declino della biodiversità. Purtroppo, la domanda locale e internazionale di risorse forestali sta favorendo l’intensità dell’attività di deforestazione.  

Prevedibili conseguenze per le foreste boreali

La vegetazione  non si adatta in fretta ai cambiamenti climatici e lo stress provocato dalla perdita di habitat porterà al rilascio di carbonio e ad una migrazione di massa che lascerà ampio spazio alle praterie a discapito delle aree boschive.

Le foreste boreali si sposteranno verso Nord nei prossimi decenni, a causa del fatto che le aree settentrionali del Pianeta diventeranno sempre più umide e calde.

Quella che può sembrare una notizia positiva, in realtà non lo è  perché si tratterà di una migrazione che lascerà sempre più aride e deserte le aree più a Sud. Aree che verranno ricoperte da praterie, adatte dunque al pascolo, ma che immagazzinano CO2 molto meno in fretta delle foreste. I ricercatori spiegano che è un po’ come se il cambiamento climatico costringesse i climi più caldi a confluire verso le zone più fredde, rendendo ovunque più caldo con il passare degli anni.

Per farci un’ idea della portata di tali cambiamenti ad esempio, entro la fine di questo secolo, una foresta che si trovi in Alberta, in Canada, dovrà spostarsi di almeno 160 chilometri più a Nord per continuare a godere del clima necessario alla sua sopravvivenza.

Considerato che la maggior parte delle cause di deforestazione sono legate alle attività umane, la situazione potrebbe essere controllata attraverso una migliore gestione e politiche volte ad aumentare la protezione di queste importanti aree naturali e della loro inestimabile biodiversità.

Iaia Mingione

Milano, 30/05/2021 – GC

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