IL CARNEVALE NON PIACE ALL’ANIMALE
Il Carnevale, una festa non sempre molto etica – Articolo di Paola Re
“Le Carnaval des Animaux” (Il Carnevale degli animali) è una suite composta da Charles Camille Saint-Saëns nel 1886 ed eseguita per la prima volta il 26 Febbraio 1922, dopo la morte dell’autore, secondo le sue volontà.
E’ costituita da 14 brani che presentano, con toni umoristici e canzonatori, leone, gallo, gallina, asino, cavallo, tartaruga, elefante, canguro, cuculo, cigno, acquario, voliera, fossili. Saint-Saëns compone l’opera con l’intenzione di prendersi gioco di alcuni contemporanei critici musicali e compositori che non godevano della sua stima.
E lo fa attraverso il mondo animale, secondo la tradizione consolidata che si serve degli animali per rappresentare vizi e virtù dell’essere umano.
Il Carnevale: divertimento o tortura?
Il Carnevale è da sempre una presa in giro di usi, costumi, personaggi; un desiderio di apparire sotto un’altra identità, una voglia di divertirsi secondo l’antico detto latino “semel in anno licet insanire”.
Quando questo divertimento coinvolge gli animali, è inappropriato definirlo tale. C’è chi inventa feste e sfilate con protagonisti animali travestiti e mascherati in maniera indecorosa.

Gli animali che più fanno le spese di questa festa sono cani e gatti. Sul web si vedono immagini desolanti che mandano un messaggio diseducativo, soprattutto a bambini e bambine, riducendo l’animale a una sorta di giocattolo.
Questa fiera dell’indecenza si ripete puntualmentea Carnevale e, da qualche anno, anche ad Halloween, festa che ormai è diventata una tradizione anche in Italia.
Cani e gatti diventano pupazzi animati, ma chi se la passa peggio è il maiale la cui uccisione a Sant’Antonio (17 Gennaio) dà inizio alla lunga attesa del Carnevale: per tante (ancora troppe!) persone, il Martedì grasso non può trascorrere senza gustare la sua carne prelibata.
Crudeli quadretti carnevaleschi si ripetono ovunque; daltra parte, il maiale è da sempre emblema delle abbuffate carniste.
Carnevale etimologia e storia
L’etimologia della parola Carnevale si ricollega al latino “carnem-levare” cioè “togliere la carne” o forse “carnem vale” cioè “addio carne”: il Carnevale è l’ultima occasione di mangiare carne dopodiché si entra in Quaresima rispettando un regime alimentare di digiuno dalla medesima.

La parola “maiale” deriva da Maia, madre di Hermes, alla quale l’animale veniva sacrificato a Maggio, mese sacro alla dea. Dal mito di Circe, che trasformava gli uomini in maiali, alla cultura greca in cui i maiali venivano dedicati a Demetra, dea della fertilità, al mondo celtico e germanico caratterizzato da dee raffigurate come scrofe, il rapporto con questo animale è ricco di valori simbolici.

In Cina il maiale è segno zodiacale di forza e intelligenza. La religione ebraica e islamica lo considerano animale impuro. Nella cultura cristiana, diviene simbolo negativo degli istinti carnali da sopprimere. Il Cristianesimo lo associa a Sant’Antonio abate: il santo viene sottoposto alle tentazioni nel deserto dal demonio che gli appare sotto forma di maiale, ma lui le vince, dominando il male-maiale.
In alcuni posti, come a Santhià (Vercelli), i maiali venivano anche fatti sfilare
«[…] Si trattava […] della processione per le vie della città di dodici suini che si avviavano al macello e dalle cui carni venivano confezionati i salami necessari alla fagiolata. La tradizione si è col tempo adeguata alla maggior sensibilità animalista e alle più severe regole moderne, perciò la sfilata è oggi puramente simbolica e i suini non corrono più per le vie cittadine. Il macello degli animali viene sancito qualche giorno prima di Carnevale dalla cena detta dello Spoglio dei Maiali. […]»
Dunque la sfilata non c’è più in rispetto della «sensibilità animalista», ma sarebbe doveroso rispettare la sensibilità dell’animale più che quella animalista ed evitare di destinarlo al mattatoio, a Carnevale come nel resto dell’anno.
A Carnevale ogni scherzo vale, ma la vita di un animale non è uno scherzo.
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Milano, 27/02/2025 – Paola Re