STILI ALIMENTARI

2050: IL PRANZO E’ SERVITO

Siamo solo nel 2017 ma, visto l’andazzo, ci chiediamo con curiosità come e cosa dovremmo mangiare nel 2050 quando, secondo le proiezioni demografiche, sulla Terra saremo 10 miliardi di persone.

Il documentario 10 Billion – What’s on your Plate? del regista tedesco Valentin Thurn ha cercato di dare una risposta.

Come riporta il sito ilvegano.it, protagonisti  del film sono il cibo, la sostenibilità globale dell’alimentazione e lo spreco e, per girarlo, il regista ha viaggiato per tutto il pianeta cercando di capire in quali direzioni dovremo muoverci per poterne garantire la sopravvivenza.

Il regista intervista dunque i contadini dei campi di soia africani, si sofferma a far indagini sulle colture di insalata giapponesi, che prodotte in fabbriche consentono 9 raccolti l’anno in un ambiente asettico con costi elevatissimi, sugli allevamenti biologici tedeschi, sulle fabbriche di carne indiane, senza tralasciare le immagini scioccanti in un mercato thailandese dove si vendono insetti fritti che, per molti “specialisti” dell’alimentazione rappresenteranno,  entro 20 anni, il 10% dell’apporto proteico su scala globale. Il documentario ci mostra anche come la produzione industriale arricchisca solo le tavole di un’unica fetta di popolazione, spesso compromettendo etica e salute di chi ne gode.

La conclusione è sempre la stessa: per riuscire a sfamare i 10 milioni di persone che saremo tra 30 anni, l’unica via potrebbe essere quella di scegliere un’alimentazione vegetale. Thurn sottolinea inoltre che il 70% delle coltivazioni agricole di tutto il mondo produce mangime per animali e non cibo per l’uomo, ciò deve farci riflettere, deve farci rivedere il modo di alimentarci per limitare i danni al  pianeta e all’ambiente in generale. Se ogni abitante della Terra seguisse l’alimentazione onnivora dei Paesi occidentali, infatti, servirebbero tre pianeti per riuscire a sfamare tutti. 

Importante sarebbero anche le coltivazioni a km 0, orti urbani senza fertilizzanti chimici ed esperimenti ecofriendly di gardening.

Il punto della questione, quindi, non è quanto cibo possiamo produrre in più, ma come questo cibo in più possa essere alla portata di tutti, cercando di equilibrare le carenze e gli sprechi alimentari. Chissà se ci riusciremo, ne va della sopravvivenza del pianteta stesso!

Milano, 21/01/2017 – GC

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