Crowbar – Non c’è pace per i corvi
Amsterdam e Stoccolma artefici di una iniziativa molto discutibile – Articolo di Troglodita Tribe

Succede ad Amsterdam e Stoccolma, dove qualcuno ha avuto da geniale idea di far ripulire le spiagge dai mozziconi di sigaretta da corvi addestrati, offrendo loro del cibo in cambio dei rifiuti. A raccogliere i mozziconi sono dei particolari dispenser chiamati crowbar, che riconoscono il bottino portato dai corvi, che ovviamente non sanno di essere sfruttati, che vengono ripagati con in cambio rilascia loro semi o noccioline.
Di questa deprecabile iniziativa e di Crowbar ce ne parla un articolo apparso sul blog Troglodita Tribe che riportiamo qui sotto e che condividiamo appieno.
CROWBAR. LA TRUFFA DEL BAR DEI CORVI
Ad Amsterdam e a Stoccolma stanno reclutando i corvi per liberare le spiagge che sono sempre più inquinate dai mozziconi di sigaretta. Sembra una provocazione o anche l’idea strampalata per un cartone animato, ma è la pura realtà.
Come funziona lo “scambio”.
Il tutto funziona in modo molto semplice.
Sia attraverso veri e proprio addestramenti, sia approfittando della particolare intelligenza dei corvi, sono stati allestiti dei dispenser informatizzati che sanno distinguere i mozziconi da qualsiasi altro oggetto. Quando un corvo si avvicina e deposita la cicca di una sigaretta riceve in cambio un seme o una nocciolina.

Il dispenser, che è molto più economico rispetto a vere e proprie campagne di sensibilizzazione per il rispetto dell’ambiente, ha un costo di circa duemila euro e poche spese di manutenzione. Si chiama crowbar e gioca su un’evidente ambiguità linguistica: potrebbe infatti evocare un “bar per corvi”, un luogo pensato per loro, quasi accogliente. Ma dietro questa ridicola trovata lessicale si cela una realtà ben diversa: non c’è alcun bar, né tanto meno rispetto per i corvi come soggetti senzienti.
Si tratta, in realtà, di una forma di lavoro usurante e non consensuale, estorta con l’inganno del condizionamento e mascherata da “collaborazione interspecifica”.
È solo l’ennesima dimostrazione di come l’antropocentrismo sappia mimetizzarsi dietro un linguaggio apparentemente amichevole, rendendo accettabile lo sfruttamento in forme sempre più sofisticate.
C’è qualcosa che non va
Il primo elemento – peraltro sostanziale – che dovremmo prendere in considerazione pensando a questa iniziativa, è che le cicche di sigaretta sono tra i rifiuti più tossici che vengono dispersi nell’ambiente e i corvi, ovviamente, non sono certo immuni dagli effetti nocivi delle sostanze che contengono.
L’idea di scaricare i lavori più pericolosi, pesanti e rischiosi sulle spalle degli animali, dopotutto, è l’asse portante che regge la mentalità specista. Basti pensare, per fare solo qualche esempio, alle bestie da soma, ai cani tuttora sfruttati in guerra e a tutti gli animali fatti ammalare, ustionati e uccisi per testare i nostri farmaci.

Il secondo elemento che dovrebbe balzare agli occhi è proprio la strategia utilizzata. Perché, osservandola con più attenzione, mostra un esplicito messaggio diseducativo e radicalmente specista. Sembra quasi un incentivo a incrementare il nostro impatto, il nostro menefreghismo, perché tanto si trova sempre una soluzione.
In altre parole non siamo noi a dover cambiare, a dover alzare il livello di consapevolezza e attenzione. Non siamo noi che dovremmo smettere di gettare mozziconi sulla spiaggia. Perché dovremmo? Tanto c’è sempre qualche essere inferiore da impiegare – con l’astuzia e con l’inganno – per rimettere le cose a posto.
Ciò che invece resta invariato, rispetto a tutte le classiche forme di sfruttamento che segnano la nostra convivenza con gli animali, è l’uso disinvolto, e profondamente falso, del concetto di scambio, di reciproca collaborazione.
È come quando ci raccontiamo che il cavallo, la mucca, la gallina o il maiale, in fondo, ricevono cibo e cure in cambio del loro lavoro, dei loro prodotti, della loro pelle, della loro carne, delle loro ossa e del loro sangue.


Ma com’è accaduto che la nostra idea di collaborazione è diventata così misera, fino a coincidere con la schiavitù?
Perché una nocciolina in cambio di un rifiuto tossico non è uno scambio: è solo una truffa alla luce del sole. Una truffa che non prevede neppure l’ombra di quella solidarietà, né di quel rispetto, che dovremmo accordare a tutti gli altri terrestri che abitano su questo pianeta insieme a noi.
Milano 01/07/2025

La critica espressa in questo articolo mi sembra demenziale, non tanto perchè io sia daccordo sullo sfruttamento degli animali, ma perchè sembra voler fare una montagna da un sassolino : un animalista ha cose ben più importanti da criticare e cambiare, come gli allevamenti intensivi e i macelli, e queste sottigliezze sembrano simili a chi critica un animalista opponendogli il fatto che inavvertitamente uccide le formiche camminando ,o i microbi.
Dovremmo piuttosto criticare quel citrullo del Comune di Milano che ha pensato di portare in Milano le cornacchie per ostacolare la crescita dei piccioni : i nostri parchi sono invasi dalle cornacchie che uccidono tutti gli uccelli più piccoli e ne mangiano le uova, tanto che non si vedono più passeri e altre piccole specie.
Perché forse non critichiamo allevamenti intensivi e macelli? L’articolo riporta una notizia di cui pochi erano a conoscenza, non ci vediamo nulla di anomalo!
Grazie per averci segnalato della vicenda delle cornacchie a Milano, purtroppo in redazione c’è solo una persona che non riesce umanamente a stare dietro a tutte le follie che fanno i non animalisti.